Prima della conferma del governo è arrivato il no della famiglia. Attraverso un messaggio che Matthew, figlio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa lunedì da una bomba piazzata nella sua auto, ha affidato a Facebook, nel quale scrive: “non serve promettere ricompense da un milione di euro per chi darà informazioni sull’omicidio, la giustizia per mia madre ci sarà solo quando verrà ridata integrità alle istituzioni che ci hanno trascinato in questa situazione disperata”. Un messaggio scritto giovedì, ma non recepito dal Governo che ha fatto il suo annuncio in queste ore. Una taglia proprio da un milione di euro per chiunque fornisca informazioni utili a trovare gli assassini della Caruana Galizia, anche in via confidenziale. Il governo maltese tenta dunque un’altra strada, definita dai media senza precedenti, per far luce sul caso della giornalista anti-corruzione, con il premier Joseph Muscat, tra i primi destinatari delle indagini di Daphne, che risponde con un’iniziativa che evoca metodi d’altri tempi alle pesanti critiche che lo stanno sommergendo. Il governo maltese spiega che questo è un caso di straordinaria importanza e richiede misure straordinarie, assicurando piena protezione a chi testimonierà, a patto che le informazioni siano corredate da prove. Parole probabilmente difficili, da digerire per la famiglia di Daphne, e per i tanti che si sono mobilitati per chiedere giustizia. Perché nonostante i proclami mediatici, sono pochi che credono alla giustizia di un Paese guidato da persone che la stessa Caruana Galizia non esitava a definire corrotte e mafiose.