La scadenza, ampiamente simbolica, è il 7 ottobre. Dopo 10 ore di consiglio il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano per l'occupazione, entro l'anniversario degli attentati, della Striscia di Gaza da parte delle forze armate israeliane. Partendo da Gaza City, "garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento", ha chiarito l'ufficio del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Circa un milione le persone coinvolte direttamente. Cinque i punti: il disarmo di Hamas, il ritorno di tutti i 50 ostaggi rimasti 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi, la smilitarizzazione e il controllo di sicurezza israeliano sulla Striscia, l'istituzione di un'amministrazione che non sia né Hamas né l'Autorità palestinese. L'obiettivo è evacuare tutti i residenti di Gaza City verso i campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre. Poi ci sarà un assedio ai terroristi rimasti nella zona, spiega un funzionario. Nessuna annessione della Striscia di Gaza assicura Netanyahu, che ha fortemente voluto il piano criticato da più parti. A partire dai militari. Il Generale a capo dell'IDF ha avvisato che "la conquista di Gaza trascinerà Israele in un buco nero", e aggiunge: "non c'è risposta umanitaria per un milione di sfollati". Critiche alla decisione del Premier anche dal leader dell'opposizione Yair Lapid, che a Netanyahu ha espresso le sue preoccupazioni per un'azione che non interessa alla popolazione: "Pagheremo un prezzo troppo alto", avverte Lapid. Sull'orlo della disperazione le famiglie degli ostaggi che definiscono la decisione "catastrofica" e auspicano invece un accordo complessivo per il ritorno dei loro cari e la fine immediata della guerra. .























