Il gabinetto di guerra ha dato il mandato ai funzionare israeliani di riprendere le trattative per cercare di siglare un accordo con Hamas per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi che ancora si trovano nelle mani del Movimento Islamista Palestinese all'interno della Striscia di Gaza. Forse una decisione presa in seguito al pressing delle famiglie dei rapiti che hanno pubblicato il video del rapimento di cinque soldatesse israeliane avvenuto all'alba del 7 ottobre per mano degli uomini armati di Hamas. Tre minuti e 10 secondi durante i quali Liri, Karina, Agam, Daniella, Nama hanno i volti coperti di sangue, vengono amministrate, fatte sedere e poi zittite sotto la minaccia delle armi. Il tutto ripreso dalle body cam dei miliziani. Un filmato shock per provare a scuotere il governo di Benjamin Netanyahu e portarlo a decidere di sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati. Negoziati ora in stallo, ma che Il Cairo sta cercando di rilanciare dopo aver preso contatti con tutte le parti attive. Mentre la diplomazia è al lavoro, i raid nella Striscia non si placano e mietono altre vittime. Almeno 26 a Gaza City nel nord dell'enclave, otto nel centrale campo profughi di Museirat. Nelle prossime ore, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja risponderà alla richiesta avanzata dal Sudafrica presentata il 10 maggio di ordinare ad Israele di fermare l'offensiva militare a Rafah nella parte più a sud della Striscia. Un'operazione che preoccupa da mesi l'intera comunità internazionale ma che per lo Stato Ebraico è necessaria per raggiungere la cosiddetta vittoria totale perché volta ad eliminare gli ultimi quattro battaglioni di Hamas.