La fuga della città al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, da mesi sull'orlo di una catastrofe umanitaria è iniziata. Con una pioggia di volantini lanciati su Rafah è stata annunciata dall'esercito israeliano l'evacuazione della popolazione civile, preludio di un'operazione delle forze di sicurezza israeliane ormai imminente. L'esercito ha chiesto alla popolazione di spostarsi gradualmente dai quartieri orientali per dirigersi verso quella che sostengono essere una "zona umanitari ampliata" nel Sud di Gaza, parlando di una manovra di portata limitata, che comporterebbe lo spostamento di circa 100mila persone. Ma Rafah, da quando è iniziata la guerra il 7 ottobre, di fatto ospita la maggioranza degli oltre 2 milioni di abitanti della Striscia. Quasi un milione e mezzo di persone si sono rifugiati qui, la metà sono bambini. Tutti fuggiti dalle zone settentrionali e centrali dell'enclave, martoriate da operazioni di terra e attacchi aerei. E ora dove andranno? La disperazione e la fame si leggono negli occhi degli sfollati. Questa donna dice di non avere nessun posto dove andare dopo aver ricevuto l'ordine di evacuazione. È il pensiero di tutti qui. "Dove finiranno quasi due milioni di civili", si chiede quest'uomo palestinese appena scollato, "Ci avevano detto di venire a Rafah perché era una zona sicura. Oggi ci chiedono di andarcene". Anche questo giovane racconta di essere già scappato da diverse città:" Ora stanno minacciando anche Rafah, e sono certo che ci sarà un genocidio", dice. Le Nazioni Unite hanno già lanciato un allarme sulle conseguenze di un intervento militare qui. Israele continua a sostenere che Rafah ospita migliaia di combattenti del gruppo islamico palestinese e che la vittoria è impossibile senza conquistare la città. Ma Hamas fa sapere che la decisione israeliana di iniziare l'evacuazione della popolazione fermerà del tutto i negoziati e porterà a una pericolosa escalation.























