Midterm 2022 Usa, Trump tra successo e grane giudiziarie

18 ago 2022
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Le vie della giustizia sono infinite, ma fermare per quella strada Donald Trump è sempre più complicato. Di fronte ad un Grand Jury di Atlanta, in Georgia, è comparso per sei ore il suo ex avvocato Rudy Giuliani, ascoltato nell’inchiesta criminale che dovrà stabilire se l’ex Presidente e i suoi collaboratori, tra cui appunto Giuliani, complottarono per sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. La Georgia è lo Stato al cui Segretario lo stesso Trump telefonò per chiedere di trovargli -disse proprio così- gli 11.780 voti che lo avrebbero fatto vincere. Non si sa se Giuliani abbia risposto o si sia appellato alla riservatezza del rapporto cliente-avvocato, e le udienze del Grand Jury sono segrete, ma quella in Georgia è solo una delle tante inchieste che stanno accerchiando l’ex Presidente; e nemmeno la più pericolosa. Oggi, in cambio di uno sconto di pena, si dovrebbe dichiarare colpevole di frode fiscale il suo ex direttore finanziario, non un gran biglietto da visita per la holding di famiglia. Ma neanche i reati societari sono così preoccupanti. Ciò che può invece distruggere la carriera politica di Trump sono le investigazioni della Commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio, che passerà le sue conclusioni al Dipartimento di Giustizia, e quelle dello stesso Dipartimento per il possesso illegale dei documenti governativi recentemente sequestrati nella villa in Florida. L’incitamento all’insurrezione e la violazione della legge sullo spionaggio sono entrambi reati federali che prevedono l’interdizione dalle cariche pubbliche. Ma qui arriva il punto. Donald Trump ha ormai in mano tutto il partito repubblicano: fermarlo per via giudiziaria rischia di passare per un attacco politico mai visto nella storia del Paese. Le ultime primarie in vista delle elezioni di metà mandato -a novembre si rinnova tutta la Camera e un terzo del Senato- hanno spazzato via ogni parlamentare non allineato. Nel prossimo Congresso i repubblicani saranno tutti ultrà dell’ex Presidente, indipendentemente dalla sua ricandidatura alla Casa Bianca, che sta ancora valutando. L’esito delle urne sarà determinante: per lui, ma anche per i due suoi unici avversari interni, il volto del repubblicanesimo anti-trumpiano Liz Cheney, e il suo ex vicepresidente Mike Pence, che gioca il ruolo del repubblicano istituzionale. Ma che la figura del repubblicano moderato possa raccogliere milioni di voti strappandoli all’incendiario miliardario newyorchese sembra al momento davvero impossibile.

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