Oltre duemila arresti che non fermano la protesta ma la estendono. Da New York a Los Angeles, dalla Virginia al Michigan, dal Canada all'Irlanda, dalla Svizzera alla Francia, l'onda studentesca mobilitata dal massacro in atto nella Striscia di Gaza si rafforza parallelamente alle operazioni della Polizia che tenta di contenerla. "Gli americani hanno il diritto di protestare ma non di causare il caos", aveva affermato il presidente Joe Biden, spiegando di non ritenere comunque opportuno l'intervento della Guardia Nazionale. Un'affermazione questa su un tema estremamente scivoloso perché da una parte ci sono i repubblicani che lo accusano di debolezza nel difendere l'ordine con Donald Trump che bolla la protesta come una rivoluzione della sinistra radicale, dall'altra ci sono decine di migliaia di giovani elettori frustrati dall'evidente difficoltà della Casa Bianca nel contenere la politica bellica del Premier israeliano Benjamin Netanyahu. Ed è in questo solco che, secondo il Wall Street Journal, si inserirebbero anche i collegamenti tra alcuni promotori della contestazione studentesca alla formazioni che guidarono la mobilitazione nera per i diritti civili. Alla Columbia University, leader delle organizzazioni studentesche, avrebbero iniziato a consultarsi con ventennali gruppi di sostegno alla Palestina e con ex Black Panthers già mesi fa, anche se non ci sarebbe alcun comitato centrale di coordinamento. Intanto la protesta si consolida oltre confine, in Canada si moltiplicano gli accampamenti nelle Università di Montreal e di Toronto, al Trinity College di Dublino gli studenti promuovono una mobilitazione che non intendono fermare finché non verranno interrotti tutti i rapporti culturali con Israele, facendo eco proprio alle proteste statunitensi che trovano riscontro perfino in Svizzera, all'Università di Losanna, mentre in Francia il Governo ha chiesto alle forze di sicurezza di vigilare, minacciando l'uso di ogni potere a loro disposizione.























