La decisione di Norvegia, Irlanda e Spagna di riconoscere lo Stato di Palestina ha scatenato diverse reazioni a livello internazionale. In primis la rabbia di Israele, che dopo aver richiamato i propri ambasciatori dai tre paesi per consultazioni urgenti, lascia spazio alle dure parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, secondo il quale la mossa di Oslo, Dublino e Madrid è una chiara ricompensa al terrorismo. Per il leader del Likud, infatti, un futuro Stato palestinese non potrà che essere uno stato terrorista, che tenterà di ripetere continuamente il massacro compiuto dagli uomini armati di Hamas all'alba del 7 ottobre. Ma se lo stato ebraico critica la decisione dei tre paesi europei, Arabia Saudita, Giordania e Turchia invece ne elogiano il coraggio. Gli Stati Uniti d'America si schierano nel mezzo, o meglio, per Washington, che ha sempre sostenuto la soluzione dei due stati, la creazione di uno Stato palestinese dovrebbe avvenire attraverso trattative dirette tra i due paesi interessati e non in modo unilaterale. Non manca il diretto appoggio dell'Iran, con la guida suprema Ali Khamenei che a Terhan, in un faccia a faccia con Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas, ribadisce il sostegno della repubblica islamica al movimento islamista palestinese, promettendo l'eliminazione di Israele. "Verrà il giorno", dice l'Ayatollah, "in cui la Palestina passerà dal fiume Giordano al mar Mediterraneo". Più che una promessa, suona come una minaccia.