Molte le reazioni della comunità internazionale sulla ripresa delle ostilità all'interno della Striscia di Gaza. Prevalgono le condanne, ma c'è spazio anche per plausi e sostegno, come dimostrato durante la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Perché se per l'ambasciatore palestinese all'ONU, Riyad Mansour, ci sarebbe bisogno di fare pressione su Israele, affinché accetti un cessate il fuoco permanente, invece per l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, combattere contro i miliziani di Hamas, sembrerebbe essere l'unica opzione possibile per liberare i 59 ostaggi che si trovano ancora nelle mani dei miliziani del movimento islamista palestinese. Per la vice ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, Dorothy She, la colpa per la ripresa delle ostilità ricade esclusivamente su Hamas, che ha rifiutato le proposte di tregua avanzate dall'amministrazione di Donald Trump. Dura invece la condanna che arriva da parte del mondo arabo, in primis dall'Egitto, che considera la ripresa dei raid israeliani a Gaza una chiara violazione della tregua e che insieme al Qatar spinge per una de-escalation immediata. La Turchia rinnova il sostegno del governo di Ankara alla popolazione palestinese, promettendo di aumentare gli sforzi diplomatici per ripristinare il cessate il fuoco nell'enclave. Una tregua chiesta a gran voce anche da gran parte dei paesi dell'Unione europea. .