Non ha tenuto la ricostruzione fatta dall’imputato in quasi sei mesi di udienze, ribadita fino a poche ore prima che la Corte d’Assise di Milano entrasse in camera di consiglio. Alla fine Lucasz Herba, il polacco arrestato nel luglio 2017 per il sequestro della modella inglese Chloe Ayling, è stato condannato a sedici anni e nove mesi di reclusione. Una pena in linea con la richiesta del pubblico ministero Paolo Storari, che gli aveva riconosciuto l’attenuante della lievità del fatto, respinta invece dai giudici. L’imputato dovrà risarcire la giovane con una provvisionale da 60.000 euro e sarà espulso dall’Italia appena espiata. Secondo l’accusa, Lucasz Herba, insieme con il fratello, arrestato in Inghilterra e che presto sarà estradato, tra l’11 e il 17 luglio dello scorso anno aveva tenuto segregata la ventenne inglese in un appartamento di Milano e poi in una baita isolata di Torino, minacciandola di essere messa all’asta e, quindi, venduta sul deep web. La ragazza fu poi rilasciata dopo una richiesta al suo manager e alla sua famiglia prima di un riscatto di 300.000 dollari e poi di 50.000, riscatto che però non è mai stato pagato. Il polacco, in un primo momento, aveva dichiarato che il rapimento era stato organizzato da una sedicente banda di romeni e solo dopo, invece, aveva detto di aver agito d’accordo con la modella, che nella sua ricostruzione voleva uno scandalo per fare soldi e avere popolarità, versione ribadita anche dalla difesa dell’imputato, che per lui aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Secondo la Procura, invece, Herba avrebbe agito in preda a un disturbo narcisistico, al fine di accreditarsi sul deep web.