Quasi 3.000 morti civili, di cui 260 bambini, esecuzioni sommarie, migliaia di detenuti politici, raid aerei continui, anche di notte, su obiettivi civili. È questo il bilancio di una delle tante guerre dimenticate -sono oltre 60 i conflitti armati in corso nel mondo- quella scatenata in Myanmar, l'ex Birmania, dopo Il golpe della giunta militare guidata dal Generale Aung Hlaing di cui ricorre oggi il secondo anniversario. Gli Stati Uniti ed alcuni suoi alleati hanno annunciato per l'occasione nuove, mirate sanzioni ma la comunità internazionale è ancora profondamente divisa e al di là delle condanne ufficiali e delle varie risoluzioni sinora adottate non sembra essere in grado di isolare i militari e costringerli a restituire al popolo birmano una democrazia che aveva appena conquistato a caro prezzo. E mentre Stati Uniti e Unione Europea riconoscono legittimità al Governo provvisorio, in esilio ma senza stanziare aiuti concreti e tantomeno militari e delegando una improbabile soluzione politica all'Asean, la debole e divisa associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico, il regime militare si rafforza grazie a rapporti sempre più stretti con Cina, Russia e, recentemente, anche India. Tutti Paesi interessati alle ricche risorse del Paese e alla sua collocazione geostrategica.