Non accolsero rifugiati, procedura di infrazione per 3 paesi

13 giu 2017
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Dopo mesi di avvertimenti più o meno credibili, la Commissione europea ha deciso di passare ai fatti, annunciando il lancio di una procedura d’infrazione nei confronti di Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, per non aver rispettato l’obbligo di redistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. I tre Paesi dell’Est infatti, nonostante i ripetuti richiami di Bruxelles, non hanno accettato sul loro territorio alcun rifugiato e rifiutano categoricamente di rispettare quanto stabilito nel settembre 2015 da tutti e 28 gli Stati membri: un programma ambizioso che avrebbe dovuto in due anni alleggerire Italia e Grecia di ben 160.000 migranti. I numeri, si è capito poi, sarebbero stati molto più bassi perché è trasferibile solo chi ha buone probabilità di vedersi riconosciuto l’asilo politico, mentre, soprattutto nel nostro caso, ad arrivare sono più che altro migranti economici. Infatti, a oggi, sono stati ricollocati solo 7.000 rifugiati dall’Italia e 14.000 dalla Grecia, con sforzi molto diversi da Paese a Paese. Germania, Francia, Olanda, Finlandia e Portogallo si sono impegnati di più. Molti si sono invece fermati a poche simboliche decine di rifugiati. Altri, come per l’appunto Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, hanno invece puntato i piedi e detto sostanzialmente che non se ne parla proprio. I ricollocamenti non sono una scelta morale ma un preciso obbligo legale, ha detto il commissario all’immigrazione Avramopoulos, aggiungendo che l’Unione europea non può essere solo una richiesta di fondi. Un’evidente frecciata nei confronti di Paesi che di soldi comunitari negli ultimi anni ne hanno visti arrivare un bel po’. Ma i diretti interessati promettono comunque battaglia. Il Ministro degli esteri ungherese definisce l’atto della Commissione come un puro ricatto mentre il governo di Praga si dice pronto a difendere la propria posizione.

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