L'Ucraina è l'ultima ma non è l'unica. Sono diversi i Paesi in fila per entrare nell'Unione Europea che sperano che l'apertura a Kiev possa velocizzare anche il loro ingresso dopo anni di attesa. Con l'eccezione della Turchia, radicalmente diversa da quella che a fine anni novanta ha buttato Bruxelles, sono soprattutto i balcani a spingere per l'allargamento. L'europarlamento ha riconosciuto i progressi di Bosnia e Kosovo ma sono ancora candidati potenziali e non ufficiali, lo stesso stadio dell'Ucraina. Sono invece più avanti le candidature di Serbia, Albania e Macedonia del Nord. Alcuni Governi nordici come Olanda e Austria hanno rilanciato queste ambizioni. Mentre a Belgrado l'UE ha contestato pubblicamente la sintonia con la Russia, l'ultimo caso è la visita del Ministro degli Esteri Lavrov saltata solo perché i vicini balcanici hanno vietato il transito nel loro spazio aereo. Oltre alle affinità culturali e politiche però la trafila passa dalle riforme. Con la Macedonia, in attesa del 2005, sono in corso i negoziati. Ha cambiato nome per superare le resistenze della Grecia e presto potrebbe decadere anche il veto della Bulgaria. All'Albania sono stati chiesti progressi nel contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata. In Bosnia c'è preoccupazione per la retorica incendiaria delle istituzioni del l'entità serba e un test sarà la regolarità delle elezioni in programma quest'anno. Da Belgrado l'UE si aspetta garanzie su pluralismo mediatico, libertà di espressione e stato di diritto oltre alla normalizzazione dei rapporti col Kosovo la cui indipendenza è considerata irreversibile dall'europarlamento. Insieme all'Ucraina hanno fatto domanda anche Georgia e Moldavia. Una delle conseguenze dell'invasione russa è aver reso una priorità, come mai prima, l'ingresso in Europa per molti Paesi dell'ex sfera di influenza Sovietica.