Ad un anno esatto dalla sua morte avvenuta in Congo, i militari dell'arma del reparto antiterrorismo notificano l'avviso di conclusione indagini relative al caso Attanasio. A rischiare il processo, dopo l'inchiesta del procuratore aggiunto Colaiocco, sono ora due dipendenti del programma alimentare mondiale PAM, l'agenzia dell'ONU, entrambi accusati di omicidio colposo. Secondo la Procura, Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza avrebbero mentito per ottenere il permesso dagli uffici locali dell'ONU; avrebbero inserito i nomi di due dipendenti della PAM al posto di quelli dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacobacci, senza peraltro inoltrare la richiesta 72 ore prima come previsto dai protocolli ONU. Sempre i due non avrebbero avvisato 5 giorni prima del viaggio la missione di pace Monusco predisposta a fornire informazioni di sicurezza per ridurre i rischi. Una serie di errori costati la vita all'ambasciatore, al carabiniere. Dalle indagini, è emerso che la loro morte non si sarebbe verificata se il PAM, come era suo obbligo fare, avesse gestito in modo scrupoloso e adeguato la sicurezza della missione a Goma. Commenta la moglie dell'ambasciatore Attanasio; i due funzionari del PAM, prosegue, incaricati della sicurezza del convoglio hanno violato non sono i protocolli di protezione dell'ONU ma anche, le più elementari regole di cautela e prudenza, nonostante la notoria pericolosità della strada in cui si è verificato l'agguato. Tali gravissimi omissioni hanno concorso a cagionare la morte di Luca, di Vittorio, di Mustafah, esposti senza alcuna effettiva protezione alla furia degli assalitori. Auspico adesso che nessuno si sottragga alle proprie responsabilità e che il PAM, conclude nel suo commento la moglie di Attanasio, non ostacoli in alcun modo lo svolgimento di un giusto processo nel paese per cui Luca e Vittorio hanno sacrificato le loro giovani vite.























