La prima che salta in mente è Parigi e la sua decennale vegetalisation delle strade libere dalle auto. Ma la madre di tutte fu Curitiba, in Brasile. Nel 1972 il coraggio pionieristico del suo sindaco la fece diventare la capitale ecologica del mondo. Dalla sera alla mattina, armato di pala, giardinieri e bambini, chiuse una strada trafficata e la trasformò in isola pedonale, con alberi e panchine. La prima della storia, conquistando in sei mesi il cuore scettico dei suoi concittadini. Poi le altre a cascata, Singapore e i suoi supertrees, la foresta urbana di Melbourne, la cintura ecologica di Guangzhou, la densificazione sostenibile di Vancouver, Stoccarda con il riparing e la rete di spazi verdi connessi, Basilea e l'obbligo di tetti verdi. E Parigi, appunto, tenace laboratorio di rinverdimento urbano con 500 strade giardino. Insomma, oggi soprattutto in Europa si rincorrono ambiziosi progetti piccoli o grandi, per togliere traffico, asfalto, parcheggio e cemento, sostituendoli con alberi, terreno e spazi pedonali. Soluzioni simili adottate tra le altre anche a Milano, Bologna e Verona. Perché questa rincorsa? Per rendere le città più resilienti al clima che è cambiato, contrastando le micidiali ondate di calore e restituendo ai centri una dimensione vivibile. I benefici del verde urbano sono osservabili su ben cinque fronti, Gli alberi abbassano la temperatura grazie all'ombra e alla traspirazione, migliorano la qualità dell'aria assorbendo CO2 e particolato sottile, rilasciando ossigeno. In terzo luogo il terreno depavimentato assorbe acqua perché permeabile, riducendo il rischio alluvioni e ripristinando la biodiversità. Non solo, togliendo corsie e parcheggi per le auto, le isole pedonali restituiscono spazio pubblico, che diventa più sicuro, più salutare e fruibile da tutti. Infine l'aspetto economico, le aree car free secondo uno studio ad esempio sulla città di Siviglia, incoraggiano e moltiplicano il commercio di prossimità. Ridare spazio al verde significa investire nel verde, ripensare le città, cambiare la mobilità e riadattare il nostro stesso modo di vivere. La crisi climatica e le ondate di calore sono l'acceleratore che costringe a non perdere tempo, proprio come 53 anni fa a Curitiba. .























