Stop all’export di carbone, ferro, piombo e prodotti ittici. Blocco totale delle attività per la Foreign Trade Bank, tra i più rilevanti istituti bancari di Pyongyang. Sanzioni economiche senza precedenti contro la Corea del Nord e i suoi programmi di sviluppo nucleare militare votati all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a pochi giorni dall’ennesimo test missilistico intercontinentale e dopo ennesime minacce di guerra. Accordo raggiunto con la Cina, Paese tradizionalmente alleato che, per la prima volta, non ha esercitato il diritto di veto contro il regime di Kim Jong-un. La risoluzione approvata dal Palazzo di Vetro potrebbe arrivare a pesare fino ad un miliardo di dollari, pari ad un terzo delle entrate complessive legate alle esportazioni. È un colpo durissimo per le già sconquassate casse di un Paese povero e già profondamente isolato, ma che destina la maggior parte dei suoi introiti allo sviluppo dell’atomica militare. Misure meno dure rispetto alle richieste contenute nel testo della risoluzione americana, ma dopo la mediazione internazionale si spera utili ad allontanare il rischio concreto di un conflitto in tutta l’area. Solo poche ore prima del voto, al Palazzo di Vetro di New York, il Segretario alla sicurezza nazionale americana McMaster in un’intervista tv ha assicurato che Washington è pronta ad una guerra preventiva contro la minaccia nucleare della Corea del Nord. Per Trump, ha detto McMaster, è intollerabile che abbiano armi nucleari e possono minacciare gli Stati Uniti. L’opzione militare americana dichiarata sul tavolo si spera ora sia meno imminente.