Rispetto e orgoglio sono le parole più spese dallo sport americano per commentare l'annuncio di Carl Nassib, il difensore dei Las Vegas Raiders che lunedì è diventato il primo giocatore in attività della NFL la lega professionistica di football a fare coming out. In un breve video l'atleta ventottenne ha spiegato che era un po' che pensava di farlo ma solo adesso si è sentito di togliersi quel peso dal petto. Stella strapagata e ammirata di uno sport machista per definizione ha scelto il mese dell'orgoglio lgbtq per un gesto che è stato salutato con grande apprezzamento dalla sua squadra, dalla federazione, dai campioni di altre discipline come Jason Collins che nel 2014 fu il primo cestista della NBA a dichiararsi pubblicamente omosessuale. La decisione di Nassib arriva in un momento storico favorevole per il riconoscimento dei diritti di genere. Fino a 10 anni fa nello sport professionistico americano non c'era praticamente atleta in attività che fosse apertamente gay, oggi invece la Casa Bianca spinge per allargare agli orientamenti sessuali e all'identità di genere la legge sui diritti civili degli anni 60 che protegge dalle discriminazioni razziali e religiose. Si chiama Equality Act, è passata già alla camera con il solo voto Democratico ma al Senato fronteggia l'opposizione dei repubblicani secondo i quali consentirebbe la concorrenza sleale di atleti biologicamente nati uomini che potrebbero comunque competere contro le donne. Simili discriminazioni sulla base delle preferenze sessuali sono in realtà oggi ammesse in una trentina di stati americani, tra gli ultimi a introdurle la Florida, dove il governatore DeSantis ha appena firmato un controverso divieto alla partecipazione dei transgender alle gare femminili, teoria condivisa anche dalla collega di partito e candidata a governatrice della California Caitlyn Jenner, medaglia d'oro nel Decathlon alle Olimpiadi di Montreal nel 76 quando però si chiamava William ed era ancora un uomo.