Una nuova speranza incendia gli animi della protesta iraniana. L'annuncio dell'abolizione della polizia morale di unità di pattugliamento responsabili della morte di Mahsa Amini, fondate 16 anni fa da Mahmud Ahmadinejad, può essere interpretato come un segnale di apertura o di propaganda; ma è difficile pensare che le donne mal velate che ieri venivano arrestate in strada e rieducate con il manganello, oggi possono avere un trattamento differente. La legge non cambia così come rimangono in piedi pasdaran e intelligence interna. Sulla bontà dell'iniziativa solleva dubbi anche il segretario di stato americano Antony Blinken: se il regime iraniano ha risposto in qualche modo alla pressione delle proteste, potrebbe essere una cosa positiva, dice; ma dobbiamo vedere come funziona in pratica e cosa ne pensano gli iraniani. Il sospetto è che non si tratti di una reale abolizione, ma di un diversivo per sviare l'attenzione dopo tre mesi di massicce proteste represse nel sangue. Lo stesso vale per l'annuncio delle autorità di Teheran di voler ripensare al tema del velo obbligatorio. Dubbi anche sulla volontà dell'Iran di cambiare passo sulla repressione. Il consiglio di sicurezza iraniano, in vista delle manifestazioni indette per questa settimana e che culmineranno con lo sciopero generale di mercoledì, fa sapere che le forze di sicurezza con tutta la loro forza e senza tolleranza faranno fronte ad ogni nuova rivolta. Intanto però, nonostante i dubbi, la paura, le minacce, i 14mila arresti, le percosse e malgrado l'avvertimento del regime ai manifestanti a non scendere in piazza, l'Iran non smette di combattere.