La politica dell'Occidente contro la Russia è una guerra economica. Il tetto al prezzo del gas è folle. In ogni caso, è un tentativo fallito perché l'economia russa si è contratta appena del 2,5%. Le finanze di Mosca, insomma, sono residenti. Vladimir Putin non cambia rotta: intervenendo alla riunione del consiglio per lo sviluppo strategico per i progetti nazionali, detta la linea che si presenta retta e senza incertezze. Come a confermare la sua indicazione, nella mattinata anche la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova aveva scandito parole di fuoco in direzione degli Stati Uniti sostenendo che gli USA non potranno sottrarsi alle loro responsabilità. Sono parte del conflitto. La fornitura di armi a Kiev, in parole povere, li rende correi dei morti e delle devastazioni nella Federazione. Una dichiarazione che avrebbe un peso relativo e che è stata interpretata come la risposta all'indiscrezione, secondo cui, Washington sarebbe in procinto di fornire batterie antiaeree Patriot a Kiev, rendendo così l'offensiva via aria della Federazione molto meno efficace di quanto non lo sia stata finora. Parole che hanno assunto un significato più inquietante, invece, quando il Ministero della Difesa russa ha annunciato di aver dispiegato un missile balistico Yars nella regione di Kaluga a sud est di Mosca, a pochi giorni dalla giornata delle Forze missilistiche strategiche il 19 dicembre. Prova di esibizione muscolare come tante, si spera, ma che non può non destare preoccupazione. In questo senso, va il discorso del Presidente Zelensky, quando nel suo messaggio quotidiano, ha accusato Mosca di volere conquistare Kiev e ha chiesto, in diretta ai leader europei, più aiuti militari. Sul fronte diplomatico, una nota distensiva. Le scuse del Vaticano a ceceni e buriati, indicati da Papa Francesco come i militari più crudeli del conflitto. Il Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, in una nota ufficiale, ha dichiarato che la Santa Sede ha profondo rispetto per tutti i popoli della Russia.