L'attacco è stato compiuto nella notte tra giovedì e venerdì, quando i missili partiti dal drone Reaper hanno colpito un convoglio di auto a Bagdad. All'interno delle macchine in fiamme ci sono alcuni esponenti delle forze di mobilitazione popolare irachena e con loro una delegazione dei guardiani della rivoluzione di Teheran. Erano dirette all'aeroporto, il raid li ha fermati prima. Otto morti, tra loro il Comandante iraniano Soleimani e il leader delle Pmu al Mohandes, l'uomo che il 30 Dicembre ha spronato la folla ad assaltare l'Ambasciata americana in Iraq. La loro morte è stata annunciata dal Pentagono che ha rivendicato il raid. "Un attacco pianificato dagli Stati Uniti" ha spiegato il segretario di stato Mike Pompeo. 62 anni, Soleimani è considerato una delle figure centrali della strategia iraniana in Medio Oriente. La Casa Bianca lo ritiene un militare sanguinario, difatto è lo storico Comandante delle guardie della rivoluzione e uomo chiave del regime degli ayatollah. Il raid americano arriva due giorni dopo l'assalto all'Ambasciata statunitense in Iraq, quando centinaia di miliziani sciiti hanno cercato di entrare nella sede diplomatica. "Difenderemo sempre i nostri interessi" ha scritto il Pentagono poco dopo l'attacco. Una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste si sono macchiate del sangue di Soleimani e degli altri martiri dell'attacco. È la risposta di Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran, che ora promette vendetta. Intanto gli Stati Uniti invitano tutti i cittadini americani a lasciare il Paese, mentre la tensione è sempre più alta.