Oltre duemila pagine per dimostrare come gli Stati Uniti stiano sperimentando una crescita degli eventi climatici estremi e avvertire della possibilità di una crescita del livello del mare tra i trenta centimetri e un metro e venti entro il 2100. Le conclusioni cui sono giunti gli esperti di tredici agenzie federali statunitensi sono allarmanti e in netto contrasto con quanto sostenuto dall’Amministrazione Trump. Secondo i ricercatori americani non c’è dubbio: l’andamento del riscaldamento globale a lungo termine è inequivocabile e non c’è alcuna spiegazione alternativa convincente che la responsabilità possa essere ricercata in altro, se non nell’attività dell’uomo. Le emissioni delle automobili, le centrali elettriche, la deforestazione sono colpevoli di questa impennata. Conclusioni non nuove, se vogliamo, ma che arrivano proprio mentre l’Amministrazione Trump ha annunciato il ritiro dall’Accordo di Parigi e difende le politiche di cambiamento climatico su un fronte contrapposto e più vicino all’uso delle fonti energetiche fossili. La prossima settimana, le Nazioni Unite hanno convocato la Conferenza annuale sui cambiamenti climatici a Bonn, in Germania. La delegazione statunitense dovrà affrontare una dura critica internazionale per la decisione del Presidente Trump di uscire dall’accordo sul clima firmato da 195 nazioni e ora anche le perplessità per quello che apparentemente potrebbe sembrare un atteggiamento non coerente sul tema.