Ritratto di Boris Johnson, il primo ministro del Partygate

06 giu 2022
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Una delle sue massime più famose è: «non esistono disastri, solo opportunità». E, in fondo, la biografia di Boris Johnson è questo: un pendolo tra disastri e opportunità, alcune sprecate, senza mai passare dalla noia. Nemmeno nella vita privata: tre matrimoni, sette figli ufficiali, e molte chiacchiere. Studi a Eton e Oxford, il primo amore è il giornalismo. Cacciato dal Times, sboccia come corrispondente da Bruxelles del Telegraph, di cui resterà una firma, e si fa notare grazie all'euroscetticismo pop spesso né vero né verosimile ma con grande seguito tra i lettori e tra le radici della futura Brexit. Dirige lo Spectator filoconservatore e con i Tories entra in Parlamento nel 2001. Il mondo lo scopre per i due mandati da sindaco liberal di Londra, l'ultimo conservatore a strapparla ai laburisti. Lo consacra il successo delle Olimpiadi del 2012, e un ambientalismo ante litteram. Al referendum del 2016 sceglie, con grande fiuto e per puro calcolo politico, l'uscita dall'UE. Di quella campagna Johnson è il volto più rappresentativo: tra bus e camion, mette la faccia su slogan controversi, milioni di sterline che resteranno una promessa. Promosso Ministro degli Esteri da Theresa May, si dimette per lo stallo sulle trattative con Bruxelles e trama in piena luce per defenestrarla. Premier dall'estate 2019, stravince alle elezioni con lo slogan Get Brexit Done, uno dei pochi impegni mantenuti. Traghetta la Nazione fuori dall'UE e dentro la pandemia. L'attendismo del suo Governo costa morti e contagi. Si ammala, finisce in terapia intensiva, impara la lezione e il Regno Unito è il primo Paese a cominciare le vaccinazioni. Ma mentre i britannici sono in lockdown, si scoprirà poi, a Downing Street si fanno le feste. È il Partygate, la scia di scandali che fa crollare i conservatori nei sondaggi: la guerra in Ucraina, dove Johnson brilla per l'attivismo a fianco di Kiev, rallenta la resa dei conti interna. Almeno finora. Potrà schivare per un altro po' la sfiducia del suo partito, ma quella degli inglesi è rintoccata tra i fischi al giubileo di platino.

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