Russia Unita, il partito del Presidente Vladimir Putin, vince le elezioni e il Presidente ringrazia con una nota, per la fiducia imperitura, rinnovata dagli elettori. Mentre sceglie di metterci la faccia, interrompendo la quarantena, per esprimere il suo personale cordoglio alle famiglie delle vittime nella sparatoria dell'Università di Pern. È una vittoria di maggioranza, ma non schiacciate. Russia Unita, con il 49% delle preferenze lascia all'opposizione, almeno il 5% rispetto alle elezioni del 2016. Crescono invece i Comunisti, l'Estrema Destra Liberal-Democratica e la Sinistra di Russia Giusta, mentre Nuovo Popolo, la neonata formazione Liberal Conservatrice, supera la soglia di sbarramento del 5% ed entra in Parlamento. Quasi 30 anni dopo la caduta dell'Unione Sovietica, il Partito Comunista Russo, torna a far parlare di se e conquista il 20% delle preferenze. Sui comunisti confluiscono i malcontenti e il dissenso contro Russia Unita. I comunisti hanno votato contro il prolungamento dell'eleggibilità di Putin e contro la riforma del sistema pensionistico, che estende l'età pensionabile. Russia Unita parla di una vittoria convincente e pulita. Diffonde stime che assegnano 120 seggi ai collegi proporzionali e 195 agli uninominali, sui 450 scranni della Duma. Ma sui risultati del voto, pesano centinaia di denunce di brogli, perlopiù consegnate dai sostenitori di Navalny. Il dissidente escluso dalle candidature e arrestato per violazione della libertà condizionale. L'accusa è incentrata in particolare sul voto telematico, concesso in particolare nelle grandi città, per scongiurare ulteriori contagi. I ritardi sull'ufficializzazione dei risultati, in particolare a Mosca, alimentano le accuse di brogli. Accuse rinforzate anche dal Portavoce del Dipartimento di Stato Americano, Ned Price, che dichiara: non ci sono state le condizioni per libere ed eque elezioni.