"Nove anni. Come dicono i personaggi della mia serie tv preferita 'The Wire': 'Fai solo due giorni, il giorno in cui entri e quello in cui esci'". Questo è il commento sarcastico di Aleksei Navalny, di fronte all'ultima condanna. "Avevo perfino una T-shirt con questo slogan, ma le autorità penitenziarie me l'hanno confiscata, considerandola estremista", si legge su un Tweet gestito dai suoi avvocati. La condanna per il dissidente russo è pesantissima: nove anni di carcere "in regime di massima sicurezza" per frode su vasta scala e oltraggio alla Corte. Dopo la lettura del verdetto Navalny ha scritto: "Le parole hanno potere. Putin ha paura della verità". Il copione del processo farsa contro il maggior oppositore al regime di Putin è andato in scena in un'aula di tribunale improvvisata a Pokrov, nella colonia penale dove Navalny sta già scontando da un anno una pena a due anni e mezzo per «appropriazione indebita». È apparso in piedi tra i suoi legali, emaciato, con indosso l'uniforme nera dei detenuti. Ha ascoltato il verdetto impassibile, scambiando alcune parole con i suoi avvocati e guardando in basso mentre sfogliava i documenti del processo. Nella Russia di Putin dove la libertà di parola e di espressione sono imbavagliate, accade anche che i due avvocati dell'oppositore vengano fermati e interrogati subito fuori dal carcere. Nessuno si era fatto illusioni sul verdetto di colpevolezza, men che meno lui. Oltre ai 9 anni la Giudice lo ha condannato a un anno e mezzo di detenzione in carcere ordinario e a una multa di 1 milione e 200.000 rubli, ovvero 10.500 euro. La resilienza di Navalny è sempre stata totale, inflessibile. Sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento nel 2020, arrestato al suo ritorno in Russia un anno fa, dal carcere non ha mai smesso di criticare Putin, incitando anche i suoi connazionali a manifestare contro l'invasione dell'Ucraina. Ora il suo staff teme per la sua vita, mentre il regime di massima sicurezza impedirebbe a Navalny qualsiasi contatto con il mondo esterno, mettendo a tacere definitivamente la sua voce e la sua dissidenza.























