Sopra la Casa Bianca da ieri c’è un’ombra pesante: il Direttore dell’FBI James Comey ha, infatti, ufficializzato che il Bureau sta svolgendo un’indagine sui contatti tra Mosca e l’entourage di Trump durante la campagna elettorale, sottolineando che tutto è anche partito da quello che lui ha definito l’odio di Vladimir Putin nei confronti di Hillary Clinton, che avrebbe spinto il Presidente russo a sostenere l’avversario della candidata democratica. Non solo “Putin tenderebbe a preferire leader che non vengono dalla politica tradizionale, ma dal mondo degli affari, come Silvio Berlusconi – ha affermato il Direttore dell’FBI – perché con loro si può negoziare meglio”. È dunque chiaro che Mosca abbia tentato di influenzare il risultato elettorale, anche se nessuna prova al momento porta a pensare che sia veramente riuscita nel suo intento, manomettendo la consultazione. E proprio su questo aspetto punta la Casa Bianca, che ha visto nell’audizione di Comey al Congresso una conferma della regolarità della vittoria di Donald Trump. Donald Trump, da parte sua, via Twitter invita a controllare anche i contatti fra lo staff della Clinton e la Russia, lanciando così nuovi sospetti dopo le accuse già rivolte al suo predecessore, Barack Obama, che a sentire il Presidente avrebbe intercettato la Trump Tower. Anche di questo ha parlato ieri Comey, smontando di fatto questa tesi, su cui non esistono indizi di sorta. Ma, nonostante questi dubbi che aleggiano sul passato, Donald Trump va avanti per la tua strada, guardando al presente e alle promesse fatte ai suoi sostenitori. Non a caso, fra gli ultimi provvedimenti messi in cantiere dalla nuova Amministrazione, dopo il bando per i visti dei cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana, arriverà anche il divieto di trasportare laptop, macchine fotografiche o oggetti elettronici più grande di un cellulare in cabina su tutti i voli diretti negli Stati Uniti da una decina di paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente.