Arriva in taxi senza catene né manette per la prima volta per l'imputata Ilaria Salis, accusata in Ungheria di lesioni aggravate nei confronti di alcuni militanti di estrema destra durante la giornata dell'onore nel febbraio del 2023, l'ingresso in tribunale a Budapest avviene assieme al padre Roberto, non più scortata dagli agenti della sicurezza che la tirano con una catena. Dopo oltre 15 mesi Ilaria Salis è infatti uscita nelle scorse ore dalla prigione di massima sicurezza di Budapest dietro pagamento di cauzione, ed è stata trasferita ai domiciliari con braccialetto elettronico. "Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato". Poche parole dette ai giornalisti prima del processo. A inizio udienza il giudice rivela l'indirizzo dove l'attivista italiana sta scontando i domiciliari. Il padre non gradisce e il legale della difesa protesta perché, spiega, il luogo non doveva essere rivelato per ragioni di sicurezza. L'udienza continua, viene chiamata a testimoniare una delle vittime degli aggressioni di cui è accusata Ilaria Salis. In un'altra aula, collegato con voce camuffata, l'uomo non riconosce l'attivista fra coloro che lo hanno colpito. "Tutte le persone avevano il volto coperto e non sono in grado di riconoscerne nessuna", dice. Ricorda come un incubo quel giorno, quando viene picchiato e preso a bastonate. Salis non viene riconosciuta neppure da altri due testi comparsi davanti ai giudici. "C'è un'enorme tutela per la persona aggredita, che è ungherese, e non per Ilaria, visto che è stato rivelato il suo domicilio", si sfoga il padre dell'insegnante milanese. La prossima udienza è stata aggiornata al 6 settembre. Nel frattempo, in caso di elezioni al Parlamento Europeo, la Salis è stata candidata per la lista di Alleanza Verdi e Sinistra, l'attivista potrebbe ottenere l'immunità e proseguire il processo da cittadina libera.