È un Paese diviso e squassato da quella che somiglia tanto a una guerra civile il Venezuela che oggi è chiamato al voto per la nuova assemblea costituente, l’organo che secondo le opposizioni darà più poteri al Presidente Nicolas Maduro, il quale invece assicura che questo nuovo corso darà maggiore stabilità al Paese. Il Vicepresidente del Governo si è detto soddisfatto per la massiccia partecipazione alle urne. Il rischio che i venezuelani non vogliono correre è quello di trovarsi con una dittatura dentro casa. La riforma servirà per riscrivere la Costituzione e attribuire al Capo dello Stato maggiori poteri rispetto al Parlamento. In questi mesi l’opposizione è insorta tra proteste, scioperi, guerriglia urbana, feriti e arresti, innescando una violenta repressione che ha provocato morti da aprile scorso. Gli ultimi due ad essere uccisi, tra ieri e oggi, sono un candidato alle elezioni di 39 anni e un giovane politico del partito di opposizione Action Democratica. Nonostante il divieto di manifestare, non sono mancati gli scontri in piazza. Solo due settimane fa le opposizioni hanno organizzato un referendum contro la proposta di Maduro. Il 98% ha votato contro la nuova Costituente, plebiscito popolare rimasto inascoltato. Oggi l’intero svolgimento delle elezioni è stato posto sotto il controllo delle forze armate venezuelane, anche ai giornalisti per motivi di sicurezza è stato vietato di avvicinarsi a meno di 500 metri dai seggi elettorali. Il clima è rovente per le strade di Caracas, termometro di un Paese instabile con un’economia in seria difficoltà. L’inflazione al 700% e le derrate alimentari che scarseggiano hanno fomentato la rivolta popolare. Intanto, le compagnie aeree Avianca, della Colombia, Air France e Iberia hanno annunciato la sospensione dei voli da e verso Caracas fino a martedì prossimo, mentre sono rimasti inascoltati gli appelli del Pontefice Francesco e dell’ex premier spagnolo Zapatero che chiedevano al Governo nuovi gesti per sbloccare il dialogo politico.