Stipendi più alti e maggiore assistenza sanitaria. Questi sono i desideri dei migliaia di lavoratori pubblici in Libano che hanno deciso di scioperare. La richiesta dei cittadini, così come quella del Fondo Monetario Internazionale e dell'ONG, è quella di un'azione decisiva sulle riforme finanziarie e amministrative per risollevare l'economia al collasso. Nel paese dei cedri, già piegato da una crisi politica che non sembra preannunciare un epilogo, si aggrava così anche la crisi alimentare. Ore di fila per un pezzo di pane. Questo è quello che sta succedendo a Beirut e in altre città, dove le famiglie sono costrette a fare code interminabili per assicurarsi un pasto a tavola. Manca il pane ma mancano anche i soldi per pagarlo. In seguito alla diminuzione delle forniture infatti, il prezzo ha raggiunto record proibitivi. Nei supermercati un singolo sacchetto costa più di ventimila lire libanesi, oltre 4 volte in più rispetto all'anno precedente. E chi non se lo può permettere deve mangiare pane ammuffito, come raccontano molti rifugiati siriani, le cui condizioni si stanno aggravando con l'aggravarsi di quelle dell'intero paese. Dai porti intanto si attendono ancora le navi salpate dall'Ucraina. E' fallita infatti la consegna in Libano del primo carico di cereali partito dal porto di Odessa, tutto per un disguido commerciale. L'acquirente, che aveva raggiunto l'accordo per l'acquisto del grano, avrebbe rifiutato di accettare la consegna a causa dei ritardi nella spedizione. La nave tanto attesa quindi dovrà cercare un altro porto e il Libano dovrà aspettare il prossimo carico.