Donald Trump fa buon viso a cattivo gioco o, se preferite, si comporta come la volpe della favola e definisce “acerba” l’uva che non riesce a raggiungere. Dopo la nuova sconfitta in Senato sulla riforma sanitaria, il Presidente affida a Twitter la sua reazione. 3 repubblicani e 48 democratici hanno lasciato il popolo americano a terra, scrive, ma, come avevo detto fin dall’inizio, lasciamo che l’Obamacare imploda. Vedrete. Ma la batosta è pesante, forse decisiva per il progetto trumpiano di affossare la riforma voluta dal predecessore. Dopo aver bocciato l’abrogazione dell’Obamacare, il Senato ha detto no anche alla nuova versione del testo di revoca alleggerito rispetto al precedente. Per quanto skinny, come è stato definito, anche questo provvedimento avrebbe comunque avuto effetti rilevanti privando della copertura sanitaria milioni di americani. I 3 repubblicani che hanno votato con i democratici, pur essendo favorevoli al superamento dell’Obamacare, temono il vuoto normativo e chiedono di cancellare la riforma in vigore solo quando sarà pronta un’alternativa valida. In Senato è finita 51 a 49, con grande disappunto del leader della maggioranza McConnell. Tra i repubblicani contro, Lisa Murkowski, dell’Alaska, e Susan Collins, del Maine. Politicamente, però, il voto più pesante è il suo. John McCain, reduce da un’operazione per la rimozione di un tumore al cervello, l’aveva detto qualche giorno fa: basta con le leggi calate dall’alto, varate senza consultare gli avversari e senza preoccuparsi del bene degli elettori. La voce del senatore, reduce del Vietnam, non è mai stata così forte, neppure quando nel 2008 sfidò Obama per la presidenza. La fronda repubblicana guarda a lui come al campione della resistenza conservatrice anti-trumpiana, una figura autorevole, tanto che lo stesso Trump è costretto a lasciare da parte i guantoni ed evitare in questi giorni attacchi espliciti al senatore dell’Arizona.