Una sorpresa attesa. L’arrivo del nuovo Segretario alla Difesa americano James Mattis a Baghdad, nei giorni in cui non solo è iniziata quella che dovrebbe essere la battaglia definitiva per scacciare l’Isis da Mosul, ma soprattutto nei giorni in cui l’Amministrazione Trump sta valutando con maggiore attenzione la propria strategia in Medio Oriente, sembra essere in realtà una scelta obbligata. Le prime parole che pronuncia Mattis sono infatti delle rassicurazioni, in particolare su un argomento molto caldo in Iraq, come il petrolio e i risarcimenti di guerra. Rassicurazioni dovute, dopo l’inciso non proprio diplomatico, ma in stile con il personaggio, del neopresidente americano. Trump ha infatti detto che al vincitore spettano le spoglie, per dire che gli Stati Uniti a sostegno di Baghdad nella coalizione anti-Isis dovrebbero tenersi il petrolio, principale se non unica forma di finanziamento in Iraq. Un concetto che oggi Mattis cerca di ridimensionare, affermando: “Abbiamo generalmente pagato per il gas e il petrolio e sono sicuro che continueremo a farlo in futuro. Non siamo in Iraq per monopolizzare il petrolio”. Intanto le forze americane insieme a quelle irachene bombardano la zona occidentale di Mosul. Una battaglia che potrebbe rivelarsi molto lunga e pericolosa per i 650.000 civili intrappolati negli stretti vicoli della città vecchia, dove i blindati non possono passare, e per i 350.000 minori che potrebbero essere utilizzati dagli jihadisti del Califfato come scudi umani, mentre l’escalation di attentati segna una certezza: la cacciata dell’Isis da Mosul non fermerà il terrorismo.