Un mattatoio, così appare Aleppo in queste ore secondo Ban Ki-moon, che definisce un crimine contro l’umanità il bombardamento degli ospedali, ferocissimo anche negli ultimi giorni. Il 95 per cento dei medici presenti in Siria, prima del conflitto, ha continuato il Segretario generale delle Nazioni Unite, è fuggito, è stato arrestato o è stato ucciso nonostante le norme internazionali prevedano la salvaguardia del personale ospedaliero, ma la Siria e Aleppo ormai sono terra di nessuno, campo di battaglia, dove non sembra più affacciarsi neanche l’umana pietà, come dimostra l’ultima denuncia dell’UNICEF, l’agenzia ONU che si occupa dell’infanzia, secondo cui da venerdì scorso, solo nella parte orientale di Aleppo sono morti novantasei bambini, mente oltre duecento sono rimasti feriti, proprio in quella parte della città dopo ormai saranno rimasti in tutto una trentina di medici. La domanda ora è di chi è la responsabilità e soprattutto che cosa fare. Secondo la comunità internazionale, in particolar modo gli Stati Uniti, il dito è da puntare contro la Russia e i militari ancora fedeli a Bashar al-Assad che colpendo Aleppo, più che combattere l’ISIS, combattono gli oppositori del regime, oppositori – denunciano dal Cremlino – armati dagli Stati Uniti, alleati con uomini di Al Qaeda. È una situazione sempre più esplosiva, con la Francia pronta a proporre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una nuova risoluzione per un immediato cessate il fuoco, mentre gli Stati Uniti passano direttamente agli ultimatum con il Segretario di Stato Kerry, che al telefono con il Ministro degli esteri russo Lavrov ha chiarito che se la Russia e l’esercito di Assad non metteranno fine al più presto all’assedio di Aleppo ogni contatto tra Washington e Mosca sulla Siria verrà congelato.