La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha bocciato il ricorso di Ungheria e Polonia contro il meccanismo che permetterà al Consiglio Europeo di sospendere con voto a maggioranza qualificata e su proposta della commissione, l'erogazione di denaro ai paesi dove lo stato di diritto è minacciato. Il regolamento varato a gennaio 2021 era stato congelato in attesa della sentenza, ora verrà attivato. La Corte ha stabilito che l'Unione Europea può difendere i valori alla base dei suoi trattati. Varsavia e Budapest, attraversate da una svolta illiberale che le ha messe in rotta di collisione con Bruxelles, con leggi che violano l'indipendenza della magistratura, restrizioni di diritti come l'aborto e una difesa della famiglia tradizionale sfociata spesso nella discriminazione, hanno ricevuto rispettivamente 104 e 40 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020. La Polonia è inoltre quella che ha beneficiato di maggiori finanziamenti tra gli stati membri. Diverse nazioni, tra cui Germania, Spagna e Francia, hanno sostenuto nella causa le istituzioni europee. Agiremo con determinazione commenta la presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen. L'europarlamento chiede che il meccanismo di condizionalità venga applicato rapidamente. I valori contano e cittadini hanno diritto di sapere come vengono utilizzati i fondi comuni dice la presidente Roberta Metsola. Per la ministra della giustizia ungherese invece è un abuso di potere, un attacco alla nostra sovranità anche secondo Varsavia. La faglia si è allargata.























