Parlare di semplici esercitazioni militari anche se altamente provocatorie appare ormai quasi riduttivo. 13 navi da guerra e 68 caccia cinesi hanno infatti già valicato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Taipei ha attivato i propri sistemi difensivi e la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull'isola, che professa la propria indipendenza ma che Pechino considera invece come sua proprietà, sembra solo il pretesto perfetto che Xi Jinping attendeva per dare il via ad un'operazione già pronta da tempo che il Segretario alla Difesa americana Anthony Blinken definisce escalation senza precedenti che destabilizzerà l'area. Blinken parla dal summit di Phnom Penh in Cambogia dove è ancora più evidente la frattura geopolitica del pianeta. I capi della diplomazia di Cina e Russia abbandonano infatti i lavori quando prende la parola il Giappone. Il pretesto è che il G7 ha esortato Pechino a risolvere pacificamente la tensione su Taiwan. Ma Xi Jinping, in attesa di imminente rielezione e dunque di rimanere ancora il capo assoluto del colosso asiatico, non ha alcuna intenzione di cedere arrivando a fare annunciare sanzioni direttamente contro la Pelosi, che intanto rilancia proprio da Tokyo dove sta proseguendo la sua missione istituzionale, affermando che gli Stati Uniti non permetteranno che Taiwan resti isolata dal mondo. Intanto però le operazioni militari cinesi in corso stanno di fatto bloccando le sue rotte aeree e navali. La Singapore Airlines ha già annunciato di aver sospeso i propri voli da e per Taipei. Soprattutto le navi porta container, cariche di preziose semiconduttori e dirette verso Styati Uniti ed Europa sono ferme. Una sorta di simulazione di sanzione economica per la Cina, anche un'occasione d'oro per far pagare all'occidente gravissime conseguenze economiche.