Che il Kuomintang, il partito nazionalista attualmente all'opposizione, fosse favorito non c'era alcun dubbio, ma nessuno si aspettava un successo così clamoroso, oltre alla capitale Taipei, dove ha vinto un pronipote dell'ex dittatore Chiang Kai-shek, il giovane Chiang Wan-an, il Kuomintang ha conquistato 13 delle 21 grandi città e capoluoghi dell'Isola, lasciando al BPP, il partito dell'attuale presidente Tsai Ing-wen appena cinque città minori. Una debacle che ha già provocato le immediate dimissioni proprio della presidente Tsai dalla segreteria del partito. Per il resto le elezioni amministrative di Taiwan che hanno visto una vasta affluenza alle urne attorno al 70% si sono svolte con ordine e con il solito rumoroso entusiasmo che contraddistingue da anni gli appuntamenti elettorali del l'Isola ribelle, come la definisce Pechino, ma che rappresenta ormai da tempo una delle più avanzate democrazie dell'Asia e del mondo intero. Nonostante le tensioni degli ultimi mesi, percepite più all'estero che nell'Isola stessa, la campagna elettorale ha affrontato i vari temi di politica interna piuttosto che internazionali, gestione della pandemia, edilizia popolare, rilancio dell'economia, sono stati gli argomenti principali oltre ad una serie di questioni sociali tra le quali la proposta di estendere l'assistenza sanitaria anche agli animali domestici e l'abbassamento dell'età, per esercitare il diritto di voto, a 18 anni, attualmente è fissato a 20 anni.