La pazienza ha un limite. Il nervosismo è alle stelle. La Corea del Nord continua a minacciare Washington e Seul e Donald Trump si scaglia contro la Cina, sospettata di non voler tenere a freno il regime di Kim Yong-un. Sono molto deluso, scrive in un tweet il Presidente americano, i nostri leader passati hanno concesso a Pechino di realizzare miliardi di dollari l’anno con gli scambi commerciali. La Cina potrebbe risolvere facilmente il problema con la Corea del Nord, invece non fa niente per noi. Gli USA da tempo sperano nel ruolo calmierante della Cina che, però, fino ad oggi, si è limitata soltanto a invocare moderazione, una linea prudente che ha finito per favorire il solo Kim, forte dei risultati ottenuti con i recenti test missilistici, l’ultimo avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Immediata la risposta degli avversari: due bombardieri americani, progettati per l’uso di bombe nucleari, sono partiti da una base aerea statunitense a Guam e hanno volato a bassa quota sulla penisola, affiancati da jet giapponesi e sudcoreani. La Corea del Nord resta la minaccia più urgente per la stabilità regionale, ha detto il comandante delle forze aeree del Pacifico, se siamo chiamati siamo pronti a rispondere con forza rapida e letale. Una partita a scacchi delicatissima sui cieli della penisola, dove ciascun attore fa la propria mossa a suon di missili e propaganda. Possiamo colpire l’intero territorio americano, non importa quando e come, aveva detto il giovane dittatore dopo l’ultimo lancio del vettore intercontinentale. Difficile avere certezze sulle reali capacità belliche della Corea del Nord ma nessuno è disposto a sottovalutare le potenzialità delle testate nucleari in mano a Pyongyang.