La tregua di Pasqua è l'eccezione che conferma la regola, a decidere è sempre lui, Vladimir Vladimirovic, cristiano osservante e così, inaspettata e unilaterale, come lo è stata l'invasione, arriva l'interruzione dei combattimenti per celebrare la Santa Pasqua da bravi ortodossi. Certo è un segnale, come lo è lo scambio di oltre 250 prigionieri per parte, ma è soprattutto un segnale che a dettare i tempi e i modi di questa guerra è sempre e solo il Cremlino. Subito dopo l'annuncio della tregua Pasquale, Kiev ha chiesto che il cessate il fuoco fosse esteso a 30 giorni, così come concordato da Stati Uniti e Ucraina prima che Putin rifiutasse la proposta. Mosca non ha neanche risposto. L'Ucraina ha subito aderito alla tregua pasquale ma poi sia il presidente che fonti militari hanno fatto sapere che è tutto falso perché i droni russi continuano a colpire in territorio ucraino. Un morto ieri sera a Kherson, 387 bombardamenti e 19 attacchi nelle prime sei ore trascorse da quando è scattata la tregua. Ieri fino alla mezzanotte e nella notte, le sirene hanno suonato a Kiev. Anche la Russia da parte sua accusa l'Ucraina di aver colpito la città di Donetsk, occupata dal 2014. Zelensky, che si è rivolto ai suoi cittadini con un patinato videomessaggio, ha anche ricordato che in questi tre anni, sono state colpite e distrutte oltre 600 chiese e istituzioni religiose, con la morte di 67 preti, pastori e monaci. A sottolineare l'ipocrisia sottesa a questa tregua pasquale, cristiana e ortodossa, che sembra fatta quasi a favore di telecamere. Il non detto è noto fin dal principio, se la Russia smettesse di attaccare, la guerra finirebbe in un sol colpo, Pasqua o non Pasqua. .