Come si sceglie un vice? In genere si cerca qualcuno capace di supplire alle mancanze del candidato presidente e di smussarne gli spigoli. Un giovane se il candidato è anziano, una donna se è maschio, un afroamericano se è bianco. Trump sembra intenzionato a violare almeno in parte questa regola aurea. Dopo aver abilmente fatto crescere l'attesa tra mail ai sostenitori e riferimenti velati il candidato repubblicano si appresta a rivelare il nome del prescelto. Tre i papabili più citati. Il senatore dell'Ohio J.D.Vance sembra il favorito. Studente ad Harvard, in Iraq con i marins, romanziere di successo ed ex critico feroce di Trump. Ora lo difende a spada tratta. Perfetto per combattere le guerre culturali nell'esercito repubblicano. Marco Rubio, senatore anche lui, ha esperienza in politica estera e aiuterebbe Trump a ottenere il voto degli ispanici. C'è un problema con la Costituzione però che vieta un ticket formato da persone residenti nello stesso stato, in questo caso la Florida. Tra i due poi non è sempre corso buon sangue. Doug Burgum è il governatore del North Dakota. Businessman di successo, bianco, non giovanissimo, piace a Trump ma aggiungerebbe poco al ticket. Non è conosciutissimo e i voti del North Dakota andrebbero ai repubblicani anche senza di lui. A voler allungare la lista vanno di sicuro aggiunti Tim Scott, senatore afroamericano abilissimo nella raccolta fondi, e il senatore dell'Arkansas Tom Cotton. Da eliminare invece Nikki Haley. Kristi Noem, governatrice del South Dakota, ha perso quota dopo una serie di gaffe. Unica donna papabile al momento Elise Stefanik, astro nascente dei repubblicani capace di mettere in imbarazzo al Congresso i vertici di tre atenei della Ivy League accusati di antisemitismo.























