Turchia nei Brics, il lungo addio all'Occidente

03 set 2024
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Se dovesse andare in porto e il se è puramente formale, l'ingresso della Turchia nei Brics è un atto la cui portata qui in Occidente non si riesce a cogliere appieno, perché non solo certifica la distanza, ormai abissale, tra Ankara e Bruxelles rinviando a data da destinarsi la possibilità adesione della Turchia all'UE, ma perché per la prima volta un paese della NATO entrerebbe a far parte di un'organizzazione della vocazione chiaramente antioccidentale. Basti guardare i Paesi fondatori: Brasile, Russia, India Cina e Sudafrica, a cui bisogna aggiungere Iran, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi e Arabia Saudita, in lista attesa Malesia Thailandia e Azerbaigian. Insomma, se è vero che finora la Turchia era stata abilissima nel restare in bilico tra i due fronti, alleata dell'Occidente, ma interlocutrice privilegiata della Russia, per dirne una, ora questo equilibrismo sembra essere finito con la caduta sul fronte opposto. E dire che la Turchia non sembrava affatto andare in questa direzione, nel 1999 proprio Erdogan si era presentato alla porta dell'Europa, con la richiesta di adesione all'Unione, ma la risposta era stata tiepida, con obiezioni che si potevano riassumere in poco democratica, poco trasparente e forse un po' troppo islamica e Ankara aveva fatto i compiti, ma mai abbastanza per superare i rigidi criteri europei, forse, più onestamente, bisognerebbe dire i pregiudizi. Certo non erano mancati i tentennamenti, si può obbiettare che l'alleanza con Iran e Russia in Siria non era stata una mossa amichevole verso l’Occidente. Sempre in quel periodo si era evidenziata la deriva autoritaria, la cosiddetta democratura e sul fronte ucraino Erdogan ha brillato per ambiguità, fornendo droni Bayraktar a Kiev, ma al tempo stesso intrattenendo rapporti privilegiati con Mosca. Come è vero che il sostegno ai palestinesi e la posizione di condanna nei confronti di Israele dopo l'attacco del 7 ottobre era andata ben sopra le righe, arrivando a definire il premier israeliano un criminale di guerra. In tutto questo il Paese è in crisi, inflazione stellare, crescita economica in stallo, consenso nei confronti del sultano in calo verticale, eppure rimane uno dei principali attori dell'area e vederlo stasera ufficialmente al tavolo con Putin, Xi, Lula, Modi, Pezekshian suscita più di un brivido in Occidente e dovrebbe invitare a riflettere sulle scelte passate.

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