"Allora vi faccio vedere come siamo messi, qua in cantina purtroppo non siamo stati capaci di fare niente di meglio, ma ci sono sei letti che abbiamo allestito per le bambine e le mamme." Alberto Andreani è tornato a casa, che ora però non è più soltanto sua, a Vienna dove vive e lavora per l'ONU, il 58enne toscano che, nei giorni scorsi abbiamo seguito mentre in giro per l'Ucraina, recuperava e metteva in salvo più di 40 profughi si è portato 20 persone. Ci sono i familiari della moglie Svetlana, originaria di Kharkiv, ma anche donne e bambini che si sono aggregati al piccolo convoglio che Alberto è riuscito ad organizzare con l'aiuto, da remoto, di tanti amici e colleghi. "Qui staranno in quattro, però dai il letto è abbastanza grande, penso che un po' se la cavano, poi quattro signore non volete che hanno lo specchio Vip per truccarsi la mattina, vedete stile Hollywood." A far compagnia ai bambini anche un paio di cani raccolti durante il viaggio, e che ora scorazzano nel giardino della villetta alla periferia della Capitale austriaca. Alberto conta di poterlo presto attrezzare per la primavera, ma il suo sogno è un viaggio all'incontrario, per poter restituire i suoi temporanei ospiti alla loro vita di sempre, bruscamente interrotta dall'orrore della guerra.