I numeri li fornisce Mosca, 76.000 persone evacuate nella regione di Kursk. Il fronte più caldo del conflitto sta infatti non solo al confine tra Russia ed Ucraina, ma si spinge ormai anche all'interno del territorio del Paese invasore, che chiede aiuto all'amico bielorusso con il dittatore Lukashenko pronto al sostegno. Rafforzate dunque le sue truppe alla frontiera, con il dispiegamento di batterie missilistiche dopo che Minsk ha dichiarato di aver abbattuto droni di Kiev nei suoi cieli. Droni che i bielorussi bollano come provocazione contro la loro sovranità nazionale. Intanto la Russia fa parlare la propria difesa, per rivendicare la testata termobarica che ha lanciato sempre nella regione di Kursk, contro quelli che definisce mercenari pagati da Kiev. Un'arma devastante che sfrutta l'ossigeno dell'aria circostante per generare un esplosione ad alta temperatura. Strategia che lascia cadere nel vuoto gli appelli delle Nazioni Unite preoccupate per l'alto numero di civili uccisi, 219, nel solo mese di luglio. Intanto l'agenzia di stampa russa parla della liberazione di uno dei sicari che uccisero Boris Nemcov, uomo politico dell'opposizione. Per ottenere la libertà sarebbe bastata la sua firma su un contratto, quello per combattere agli ordini del Cremlino contro Kiev.