E se la via della pace passasse per Israele? In una giornata segnata dal fallimento della tregua per lasciare aperti i corridoi umanitari e dalle dichiarazioni di fuoco arrivate da Mosca, con Putin che parla delle sanzioni occidentali come di una dichiarazione di guerra, un barlume di speranza arriva in serata con la visita a sorpresa del premier israeliano a Mosca, Naftali Bennett. È il primo leader occidentale ad incontrare Putin dall'inizio della crisi ucraina. Tre ore di colloquio in cui trapela si è parlato fra l'altro anche della preoccupazione israeliana per l'importante comunità ebraica ucraina. Comunità di cui, ironia della sorte, fa parte anche l'uomo che più di tutti rappresenta in questo momento la nemesi di Putin, il presidente ucraino Zelensky. Bennett aveva avvertito della sua missione in Russia Stati Uniti, Francia, Germania e i contatti sono stati continui anche con lo stesso Zelensky. Non solo, da Mosca Bennett si è spostato direttamente a Berlino, per incontrare il presidente tedesco Olaf Scholz, che nelle prossime ore vedrà anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. D'altronde, Israele in questi giorni di guerra pur condannando apertamente le azioni di Mosca, aveva mantenuto un profilo cauto, ad esempio non portando avanti le dure sanzioni varate da Europa e Stati Uniti. Una cautela, che diventa preziosa carta di mediazione. Intanto, anche Washington continua a sondare le possibili soluzioni diplomatiche. Il Segretario di Stato USA, Antony Blinken, ha parlato con il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, cercando di fare pressioni su Pechino, affinché abbandoni ogni ambiguità nei confronti di Putin. E al confine fra Ucraina e Polonia ha incontrato il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che ha chiesto a Washington aerei e sistemi di difesa aerea. Per lunedì intanto è stato convocato il nuovo tavolo di negoziati fra Russia e Ucraina, qualcosa si muove dunque a livello diplomatico, anche se Mosca rimane convinta dei propri obiettivi, non soltanto l'indipendenza delle Repubbliche separatiste del Donbass, l'annessione della Crimea, ma in qualche modo l'allungamento di tutta la loro influenza su tutto il territorio ucraino e soprattutto, è la necessità di spodestare e delegittimare l'odiato presidente Zelensky. "A ledere l'ottimismo, ci sono le dichiarazioni di Zelensky, che è stato molto forte, ha anche dato la colpa ai suoi alleati della NATO di inazione, è sconvolto del fatto che la NATO non abbia iniziato a proteggerlo come lui sperava, forse sperava di poter gestire tutta la cosa con il supporto della NATO, piuttosto che con le trattative, con noi".























