Prima di tutto gli interessi nazionali, lo ripete come un mantra Viktor Orban. La priorità nelle scelte del Governo ungherese non possono e non devono prescindere gli interessi nazionali, in patria come all'estero. E visto che la Russia copre circa l'80% del consumo di gas del paese, Orban è strettamente dipendente da Putin. Pace ed energia buon mercato sono stati i due pilastri su cui si è fondata la campagna elettorale, e questo anche a costo di ritrovarsi isolato in Europa. Abbandonato, almeno per il momento, anche da chi condivide gli stessi valori. Ma la priorità è vincere le elezioni e poi potrà pensare a riguadagnare i favori del gruppo di Visegrad. Nel frattempo però la guerra tra Russia e Ucraina ha creato non pochi problemi anche all'interno del paese. Lo scorso novembre Orban aveva deciso di calmierare il prezzo della benzina per ottenere consensi in vista delle elezioni, ma lo scoppio della guerra ha fatto sì che l'iniziativa li si ritorcesse contro come ci racconta Laszlo uno dei responsabili della confederazione dei benzinai ungheresi. Alla periferia di Budapest incontriamo Deka Andras, esperto ungherese di politiche energetiche. Per protestare contro la posizione assunta dal governo ungherese sulla Russia, Polonia e Repubblica Ceca hanno deciso di boicottare la riunione ministeriale del gruppo Visegrad. I politici ungheresi, ha detto il Ministro della Difesa ceco, ritengono più importante il petrolio Russo a buon mercato rispetto al sangue ucraino.