La mattina a colazione è già un salasso. La spremuta d'arancia costa il 10% in più e le uova il 13, se ci metti il bacon pure quello è rincarato del 18% e naturalmente per friggerle va acceso il gas aumentato del 24. Poi ti metti in auto, comprata usata perché le nuove non si trovano e costata il 40,5% più dello scorso anno, fai benzina un altro 40% tondo di aumento e vai al lavoro sostanzialmente per pagare l'affitto, qui a Manhattan ormai in media 3.500 dollari al mese +23% sul 2021. Insomma benvenuti in un'ordinaria giornata di inflazione record americana. Calcolato a gennaio, l'indice generale dei prezzi è mediamente aumentato su base annua del 7,5% con un incremento da dicembre dello 0,6. È più di quanto gli economisti si aspettassero soprattutto è il record degli ultimi 40 anni. Nell'82 però c'era il boom reaganiano, oggi è un po' diverso. Perché gli stipendi non crescono altrettanto e di un rallentamento del costo della vita non c'è traccia. Gli aumenti che Moody's calcola in almeno 250 dollari di spesa mensile in più a famiglia sono guidati da cibo, alloggi ed elettricità, ma anche escludendo l'energia, più soggetta a fluttuazioni, l'inflazione di base continua a crescere. Le cause sono sia strutturali, la ripartenza dell'economia continua a spingere la domanda di beni e servizi, che congiunturali come circoscritti intasamenti nella distribuzione. Ma nessuno è ancora riuscito a rispondere alla domanda: quando finirà? Per la Casa Bianca ci sarà un alleggerimento entro fine anno. Nel frattempo il Presidente continua a spingere per un aumento dei salari e a fare pressione sulla Federal Reserve che nel prossimo mese di marzo comincerà finalmente a mettere un piede sul pedale del freno, rialzando i tassi di interesse per la prima volta dalla fine del 2018.























