Nel Paese dei due Presidenti ogni occasione è buona per alzare il livello della tensione. Maduro da comandante in capo dell'esercito bolivariano, ha ordinato esercitazioni militari lungo il confine con la Colombia per tutto il mese di settembre. 150.000 soldati e un sistema missilistico, le immagini parlano chiaro. “Maduro mostra i muscoli, dobbiamo difenderci dagli invasori” il suo urlo di guerra. Un tema, quello della minaccia esterna, spesso presente nella propaganda di regime in ogni latitudine e in ogni tempo e i militari, che hanno garantito fino a oggi la sua sopravvivenza politica, lo seguono. Il nostro è un Paese sovrano. Come gli Stati Uniti vogliamo essere amici di tutti, ma difenderemo il nostro territorio sempre. La reazione in queste immagini, dall’altra parte del confine infatti, la Colombia si è armata, dopo aver riconosciuto dai primi giorni Guaidó come legittimo Presidente e aver accolto milioni di venezuelani in fuga, i rapporti diplomatici sono ai minimi storici. Ma non solo, si muovo anche i pezzi grossi dell'area, con un'arma potenzialmente letale. Gli stati Uniti, infatti, hanno invocato l'uso del TIAR, il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca. Guaidó, il Presidente dell’opposizione, gioisce. I 19 Paesi, infatti, che hanno firmato il trattato, si riuniranno tra pochi giorni e decideranno cosa fare. Le misure contro il Venezuela di Maduro possono essere diverse, dall'interruzione delle relazioni diplomatiche all'impiego delle forze armate. Il timore, insomma, è la guerra. Alcuni Paesi spingono sull'acceleratore, vogliono la caduta di Maduro, altri temono il conflitto, tra questi c’è il Messico. Altri ancora difendono il regime, come l'Uruguay e il Costarica.