È un rapporto difficile, complicato non solo da questioni geopolitiche, ma anche dalle rispettive strategie di mercato. E se il meeting tra Xi Jinping e Anthony Blinken si è in sostanza concluso con un diplomatico Cina e Stati Uniti dovrebbero essere partner e non nemici, le divergenze tra le due superpotenze appaiono ancora evidenti. Divergenze che il presidente cinese ha delegato il suo Ministro degli Esteri, Wang Yi, a sottolineare. Ed infatti in cinque ore di colloquio con l’omologo americano Wang Yi ha utilizzato toni decisamente più duri. Anche se c’è stata una stabilizzazione del rapporto diplomatico, ha affermato, i fattori negativi continuano a crescere. Del resto nel lungo incontro tra i due le reciproche recriminazioni non sono mancate. Le misure americane per soffocare la nostra economia, ha spiegato il capo della diplomazia cinese, non sono misure competitive ma di mero protezionismo. Perché Washington continua a lanciare moniti e minacce di dazi per fermare il flusso di prodotti cinesi sottocosto che danneggiano l’industria americana. Ma negli Stati Uniti cresce anche l’allarme per le forniture di tecnologie militari da pechino a Mosca. E la risposta cinese è tagliente: sull’Ucraina gli Stati Uniti hanno un approccio ipocrita ed irresponsabile. La linea rossa di Washington resta probabilmente quella della consegna diretta di armi tra i due regimi, mentre quella rossa di pechino resta su Taiwan, dove la Cina parla di falsa narrativa dell’Occidente. Blinken spiega che Stati Uniti e Cina hanno il dovere di gestire responsabilmente le loro relazioni di fronte al mondo. E Xi Jinping sa di non poter chiudere alle relazioni con Washington, essendo impegnato a trovare nuovi sbocchi per un’economia in sofferenza. Ma intanto mentre Blinken era appena atterrato in Cina, Vladimir Putin annunciava la sua prossima missione. A maggio sarà a Pechino, dove verrà ricevuto con tutti gli onori proprio da Xi Jinping.