Dopo 7 anni di guerra, il bilancio in Yemen è spietato. Sul banco degli imputati ci sono soprattutto gli Huthi, la fazione sciita ribelle che ha conquistato larga parte del nord del paese e che, secondo un rapporto degli esperti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, hanno sistematicamente violato l'embargo sulle armi. Nella relazione non trova però conferma il sostegno finanziario dell'Iran, che pure ha sempre dichiarato il suo appoggio politico, data anche la vicinanza “settaria”. Un'accusa rivolta da Arabia Saudita, Emirati Arabi e Stati Uniti che invece sono al fianco dei "lealisti" di confessione sunnita. Difficile infatti ricostruire la catena finanziaria e logistica che ha permesso agli Huthi di procacciarsi gli armamenti, nonostante lo stretto embargo che grava sul paese. I ribelli, si legge infatti nel rapporto, hanno continuato a rifornirsi di componenti critici per le loro armi da azienda in Europa e Asia, utilizzando una complessa rete di intermediari per nascondere la catena di approvvigionamento. Ancora più drammatica la denuncia sull'utilizzo di bambini soldato. Vengono reclutati in scuole, campi estivi e mosche. Nel rapporto sono allegate foto di bambini addestrati e indottrinati dagli Huthi. Nel dettaglio ne sono stati identificati 1406 dai 10 ai 17 anni, reclutati dai ribelli e uccisi in battaglia. Infine, il rapporto denuncia le numerose vittime civili provocate dalle bombe lanciate durante i raid aerei. Sempre secondo le Nazioni Unite, la guerra civile in Yemen ha provocato un'ondata di milioni di sfollati, oltre ad una crisi umanitaria che l'ONU stessa definisce "la peggiore al mondo". Oltre 377mila persone sono morte sia direttamente che indirettamente nel Paese a causa della guerra, della fame, della scarsità d'acqua e delle malattie.