Il punto è essere o non essere, una domanda shakespeariana e da due settimane questa domanda risuona e ora vi posso dare una risposta, la risposta è sì essere e vorrei ricordare a voi, a tutto il mondo, al Regno Unito delle parole che ho già proferito ma che sono importanti: noi non cederemo, non abbandoneremo il campo e non perderemo." Le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky risuonano nel cuore di una delle democrazie più antiche al mondo, in una Camera dei Comuni gremita, silente ed evidentemente colpita. Zelensky ripercorre l'orrore di 13 giorni di guerra, cita non solo William Shakespeare ma anche Winston Churchill e torna a chiedere tre cose: l'ulteriore inasprimento delle sanzioni, il riconoscimento della Russia come uno stato terrorista e la sicurezza dei cieli, in altre parole una no fly zone. Johnson gli promette ancora una volta il massimo sostegno possibile e rende onore al suo coraggio e alla sua determinazione. "Zelensky rimane un eroe per la libertà e ha toccato i cuori di tutti quelli che erano presenti qui, gli ucraini stanno difendendo le loro famiglie, le loro case, contro una brutale aggressione e stanno ispirando milioni di persone con loro coraggio e con la loro devozione e penso che oggi dobbiamo essere orgogliosi e dobbiamo dire: io sono ucraino." Sulla no fly zone glissa perché la Nato teme un'escalation incontrollabile. Il Regno Unito resta però per Zelensky un punto di riferimento in Europa, i due leader si sentono ogni giorno e Johnson appare particolarmente attivo, soprattutto nell'incontrare i capi di Governo dei Paesi più esposti, i Paesi Baltici e, nelle ultime ore a Downing street, i Paesi del patto di Visegrad, Putin fallirà, assicura, ancora una volta.