La ripresa dei negoziati diplomatici tra Russia e Ucraina passa per Mariupol, più precisamente, per la vita e la libertà di quegli uomini e quelle donne che, in questi tre mesi, sono stati il fattore chiave della Resistenza Ucraina all'invasione russa. E che non sono ancora tornati a casa. Combattenti della Brigata Azov della 36a Brigata Marines ma non solo: volontari stranieri e logistici e tattici. Insomma, cervello e cuore dell'opposizione all'invasione, simbolo della coraggiosa capacità di fronteggiare la potenza russa. Zelensky non tornerà al tavolo dei negoziati se non riporterà tutti a casa. Lo promette. L'unica via d'uscita dunque, appare lo scambio di prigionieri; diversi gli alti graduati russi nelle prigioni di Kiev. Una strada indicata poi ritrattata anche da alcuni esponenti della Duma per riportare a Mosca, tra gli altri, l'oligarca filorusso Medvedchuk. Sulla ripresa dei negoziati diplomatici pesa la battaglia, il campo. Zelensky lo dice chiaro: la vittoria sarà difficile sanguinosa, ma la conclusione è racchiusa nella diplomazia. Ma il negoziato resta ancora al palo. Su tutto incombe il sesto pacchetto di sanzioni che Bruxelles ha in discussione nei prossimi giorni, scenario ancora più duro per l'economia, ma non solo russa. Petrolio e grano le parole chiave più sentite nei corridoi delle cancellerie europee. In questo senso, la telefonata del premier Draghi a Zelensky che ha proposto di sminare i corridoi marittimi per permettere il rientro sul mercato del grano bloccato sulle sponde del Mar Nero.