Otto articoli, un cammino ancora lungo davanti a sé, è la riforma costituzionale che introduce il premierato, la madre di tutte le riforme per Giorgia Meloni, un cambio radicale per i pesi ed i contrappesi della nostra costituzione. Il cuore della riforma è nell'articolo 5, è qui che viene sancita l'elezione diretta del presidente del Consiglio al suffragio universale per i successivi cinque anni. Il presidente della repubblica conferisce l'incarico di formare il Governo al presidente del Consiglio eletto e, su proposta di quest'ultimo, nomina e revoca i ministri. Il presidente viene eletto nella camera in cui ha presentato la sua candidatura così, si legge nell'introduzione del testo, da escludere che possa trattarsi di un non parlamentare. Altro asse portante della riforma è l'articolo 7 che riguarda la fiducia, entro 10 giorni dalla sua formazione il Governo deve presentarsi alle camere, qualora non ottenesse la fiducia il presidente della repubblica conferirà un secondo mandato allo stesso presidente eletto, se anche questo tentativo fallisse non ci sarebbe altra opzione che lo scioglimento delle camere e l'immediato ritorno al voto. Se il presidente del Consiglio presentazione le dimissioni ci potrebbe essere un altro presidente del Consiglio, ma la riforma prevede che l'incarico debba essere affidato ad un parlamentare collegato al presidente dimissionario, è la cosiddetta norma anti ribaltone. In caso di sfiducia, in seguito ad una mozione, anche qui strada obbligata, l'unica opzione sarebbe lo scioglimento delle camere da parte del presidente della repubblica, l'articolo 1 prevede inoltre l'abrogazione della possibilità per il presidente della repubblica di nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la patria per altissimi meriti in vari ambiti. L'articolo 2 prevede in tema di elezione del presidente della repubblica una modifica che sposta il momento in cui si abbassa il quorum necessario, dai due terzi alla maggioranza assoluta dell'assemblea, dal terzo al sesto scrutinio. Nel terzo articolo viene cancellata la possibilità il capo dello Stato possa sciogliere una sola camera e viene anche cancellato il cosiddetto semestre bianco, con la riforma in vigore il presidente della repubblica potrà sciogliere le camere anche negli ultimi sei mesi del suo mandato.