Si chiude e ci vediamo tra un mese, anzi di più. Da oggi e fino al 12 settembre è, infatti, interrotta l’attività parlamentare nelle Aule di Camera e Senato. Quaranta giorni netti di ferie che fanno dell’estate 2017 la più generosa per deputati e senatori. Ben lontana dal 2013, quando ci furono solo 27 giorni di vacanza. In realtà, le Commissioni torneranno a lavorare una settimana prima, dal 5 settembre. Certo, quaranta giorni sono tanti. I commenti sono prevedibili ma vale la pena ricordare che il Parlamento di Strasburgo si è fermato il 4 luglio per riaprire i battenti il 9 settembre; che i due rami del Parlamento francese sono fermi da metà luglio e riprenderanno anche il 9 settembre e che l’ultima seduta del Bundestag è stata il 28 giugno e la riapertura non è ancora stata fissata, anche se andrebbe calcolato pure quante ore lavorano a settimana durante l’anno. In Italia, nonostante un recupero negli ultimi anni, la settimana corta sembra difficile da sradicare. Altra questione è il lavoro sbrigato e tutti i provvedimenti ancora da approvare. Ma qui, oltre ai tempi dell’iter parlamentare, con il ping-pong Camera-Senato, c’è di mezzo la volontà politica a partire dallo ius soli. La legge per la cittadinanza ai minori nati da stranieri in Italia è bloccata in luglio al rush finale, ora rinviata a settembre. Poi il biotestamento arenato a Palazzo Madama da 3.000 emendamenti, i vitalizi e poi la madre di tutte le questioni, almeno per le forze politiche: la legge elettorale che, dopo lo sprint di fine maggio, rimane nel novero delle illusioni perdute.