È giunto il momento per il Governo italiano di compiere un passo decisivo presso il Governo egiziano. Dopo 45 audizioni e l'acquisizione di 32 mila pagine di documenti, l'approvazione unanime della relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni rappresenta infatti una pesante condanna morale per il regime di al-Sisi. Ma anche la decisa richiesta all'esecutivo italiano per ottenere dal Cairo i dati degli Ufficiali indagati, perché la loro irreperibilità ha per il momento portato all'annullamento del decreto che ne disponeva il processo. Una mancanza di comunicazione che, secondo la Commissione, suona come un'ammissione da parte dell'Egitto della loro colpevolezza, mancanza che non può comunque essere giustificata con l'assenza di un trattato bilaterale di assistenza giudiziaria. Anche perché non ci sono dubbi per i parlamentari: la responsabilità del sequestro, della tortura e dell'uccisione di Giulio Regeni grava direttamente sugli apparati di sicurezza egiziani e in particolari su della National Security Agency, come minuziosamente ricostruito dalle indagini condotte dalla Procura di Roma. "Davanti a un oltraggio così grande nei confronti della nostra magistratura, delle nostre istituzioni ma anche della memoria di Giulio Regeni per difendere la dignità e la credibilità del nostro Paese sia arrivato il momento, da parte del Governo italiano di assumere una posizione più determinata, più netta nei confronti dell'Egitto". Il prossimo 10 gennaio il procedimento penale sull'omicidio Regeni riprenderà con una nuova udienza preliminare. La Commissione che accusa dunque il Cairo di palese ostruzionismo, sottolinea come il contributo della famiglia Regeni e dello studio legale che la rappresenta siano stati decisivi per l'accertamento delle responsabilità in quelli che definisce gli ormai troppi anni di mancata giustizia. Quella che a gennaio torneranno quindi, con forza, a reclamare.